La storia vera del bambino che non dormiva più

Il sonno tranquillo del bambino

Il sonno tranquillo del bambino

Quando l’insonnia nasconde una paura
Un caso risolto in due sedute

di Paola Federici

Fu la mamma a telefonarmi, molto preoccupata perchè il suo bambino di  7 anni non riusciva più a dormire. Me lo voleva portare in studio il più presto possibile, ma come sempre, preferisco vedere prima i genitori, senza il bambino, per poter parlare liberamente non solo del bambino, ma soprattutto di loro, della famiglia al completo. E di quello che potrebbe essere accaduto nel recente passato.  Le dinamiche di comunicazione all’interno della famiglia sono importantissime e lo psicologo deve poterle capire al fine di cercare la causa dei problemi di un bambino.

La mamma sbalordita e incredula, insistette se davvero non volevo vedere il suo unico figlio, ma fui irremovibile. Le spiegai che spesso poteva bastare parlare coi genitori per dare loro i consigli psicopedagogici opportuni al fine di sbloccare la situazione. Aggiunsi di portarmi, se ne avevano, dei disegni liberi di G. Avrei guardato quelli.
Si presentarono un paio di giorni dopo, insieme, la mamma e il papà di G.

IL COLLOQUIO

Scrivere è terapeutico

Scrivere è terapeutico

Dal colloquio coi genitori, G. Appariva come un bambino tranquillo, interessato a scuola, socievole, un bimbo nella norma, forse più sensibile e maturo della norma per i suoi 7 anni. Abituato a stare molto con gli adulti dopo la scuola, passava alcune ore dai nonni materni, finchè i genitori non tornavano dal lavoro. Aveva alcuni amici molto cari e stava bene coi compagni di scuola, che poteva invitare di tanto in tanto a casa dei nonni, dopo i compiti.

Educato e disciplinato, non aveva mai dato alcun problema. Non trovavo punti di aggancio, tutto troppo liscio e tranquillo.

Il problema per cui i genitori si erano rivolti a me era semplice ma sembrava di difficile soluzione: negli ultimi tempi G. stentava ad addormentarsi. Non erano capricci, era fin troppo chiaro, sembrava quasi –  spiegò la mamma – che non si volesse abbandonare al sonno, pur crollando di stanchezza. Il problema era cominciato circa un mese prima, ma non in modo cosi pesante. G. Faticava a dormire, si svegliava molte volte da un sonno disturbato e agitato, ma comunque riusciva a riaddormentarsi e tirava mattina, anche se non dormiva le ore consuete e si alzava stanco e intontito.

Ma nell’ultima settimana non dormiva propriò più. Non c’era nulla da fare “non voleva” dormire.

L’INDAGINE: COSA ERA ACCADUTO NEGLI ULTIMI TEMPI IN FAMIGLIA?

Chiesi allora se ricordavano cosa poteva essere accaduto nella vita del bambino negli ultimi tempi, negli ultimi due tre mesi circa, sia in ambito scolastico, che sociale che in quello familiare. I genitori si guardarono tra loro ma non sapevano trovare nulla di diverso dalla solita vita: a scuola niente di strano, le maestre non erano cambiate, i compagni nemmeno, i voti continuavano a essere buoni. Mah…si interrogavano.

  • Potrebbe avere avuto qualche dissapore o litigio con un amichetto? – azzardai.
  • – Ma no, niente del genere.
  • In famiglia tutto va bene? – continuai – la vostra coppia intendo, non come genitori, ma come coppia siete tranquilli, ci sono litigi, alterchi che possono aver preoccupato il bambino? Nulla di tutto ciò. La coppia filava d’amore e d’accordo.
  • In casa coi nonni il bambino sta volentieri, vero? Ci sono contraddizioni educative tra voi e i nonni? Discussioni riguardo al bambino e su cosa concedergli o meno?
  • No, no, va tutto bene. Loro stanno alle nostre regole.

nonno-giocando-suo-nipote_52df85e26853b-pIL NONNO  PATERNO D’IMPROVVISO SI AMMALA

  • Per esempio potrebbe essere mancato qualcuno – aggiunsi – qualcuno della famiglia cui il bambino era molto legato. Un lutto non è solo degli adulti….
  • In effetti c’è stato un lutto, ma risale a quasi un anno fa quando è mancato mio padre – rispose il papà di G. -Ma si affrettò ad aggiungere – ma il bambino non vedeva cosi spesso il nonno paterno come quello materno. Ogni tanto la domenica si andava a trovarlo.
  • E in quelle domeniche G. Era contento? Ci stava col nonno anche da solo?
  • In effetti sì, c’era un loro feeling se cosi si può definire, soltanto che non abitava cosi vicino da poterlo frequentare con assiduità. Non ho pensato che potesse essere cosi importante.
  • E poi cosa accadde un anno fa?
  • Il nonno si ammalò e finchè era a casa continuammo ad andare a trovarlo la domenica, anzi intensificammo le visite, data la situazione di bisogno . G voleva venire sempre con noi per stare vicino al nonno, si raccontavano un sacco di cose.
  • Poi un giorno il nonno si aggravò e venne ricoverato in ospedale – concluse il papà. – Andavate quindi a trovarlo in ospedale? – chiesi.
  • Certo, mia moglie e io andavamo e molto spesso.
  • E G. Non veniva ogni tanto con voi?
  • A dire il vero no, non glielo abbiamo permesso, il nonno era quasi irriconoscibile e non volevamo lo vedesse in quello stato.
  • Il bambino  chiedeva di andare a far visita al nonno?
  • All’inizio sì, spesso lo chiedeva. Poi smise, di fronte ai nostri ripetuti rifiuti.

nonni foto IL NONNO SI ERA “ADDORMENTATO”

I genitori non sono abbastanza chiari col bambino riguardo al problema della morte

  • Il bambino non chiedeva più quindi di andare a trovare il nonno. E voi come gliel’avete motivato?
  • gli dicemmo che il nonno non stava bene, era ammalato e lo stavano curando, andava lasciato tranquillo.
  • Quindi al bambino avevate lasciato una speranza che il nonno guarisse e potesse uscire dall’ospedale e rivedere G.
  • E poi cosa accadde?
  • Che mio padre morì. Non c’era guarigione ed era ridotto a pelle e ossa.
  • E a G. Cosa venne detto?
  • Non sapendo cosa dire, gli dicemmo che il nonno si era addormentato.
  • Si accontentò della spiegazione?
  • All’inizio no, anzi, si arrabbio’ molto con noi e insisteva per vedere il nonno!
  • E voi non gliel’avete concesso.
  • No, ci sembrava troppo piccolo per andare in ospedale. Neanche al funerale lo abbiamo portato, tanto meno al funerale, anche se lui l’aveva chiesto.
  • Perchè non l’avete portato al funerale? Lui lo voleva, voleva vedere il nonno per l’ultima volta.
  • Ci sembrava troppo piccolo per affrontare la morte – dissero i i genitori guardandosi. E poi, scusi dottoressa, cosa può importare una cosa successa un anno fa
  • Il bambino non ha potuto rendersi conto che il nonno era morto, nè all’ospedale nè al funerale. Inoltre gli avete detto, erroneamente che si era addormentato. Un po’ di confusione ….non credete?
  • Un cane o un gatto portano allegria ANCHE IL CANE “SI ERA ADDORMENTATO”
  • Il padre improvvisamente si rabbuiò, come se avesse avuto un flash improvviso. “Mi torna in mente una cosa – disse con un filo di voce – due mesi fa ci è morto il cane.
    • Prosegua – gli chiesi – per caso anche il cane si era “addormentato”?
    • Sì….- rispose – un mattino appena alzato andai fuori dove Jack aveva la cuccia e non lo sentii abbaiare nè mi venne incontro come al solito. Andai a vedere e lo trovai morto dentro la cuccia.
    • Immagino che il bambino fosse affezionato al cane – aggiunsi.
    • Sì, molto, lo portavamo a fare corse in campagna molto spesso io e lui.
    • E allora cosa fece quel mattino?
    • Lo coprii con un lenzuolo per non farglielo vedere.
    • Perchè fece una cosa del genere?
    • Non volevo lo vedesse morto.
    • E cosa gli disse come spiegazione?
    • Che Jack si era addormentato.
    • Come il nonno? – chiesi.

    D’improvviso s’illuminò e capì tutto. Il collegamento tra come avevano gestito la morte del nonno e la morte del cane, entrambi spariti nel nulla per il bambino e mai più rivisti. Entrambi spariti perchè “si erano addormentati”, appunto, nel sonno.

    EPILOGO

    Chiesi ai genitori un compito molto importante che dovevano eseguire insieme nei riguardi del loro figlioletto. La verità doveva essere detta, per porre fine a quella paura che non consentiva più a G. di addormentarsi, ma che lo faceva, al contrario, resistere al sonno.

    La morte del cane aveva recuperato nella memoria del piccolo anche la morte del nonno, evidentemente rimossa e riapparsa in tutta la sua potenza, in associazione con la morte del cane.

    Due esseri per lui molto cari che si erano “addormentati” per sempre, erano spariti. Un temibile avvenimento che avrebbe potuto accadere a chiunque, anche a lui. E perciò G. rimaneva sveglio, sempre, non doveva assolutamente perdere il controllo della situazione, a rischio di “addormentarsi” o di trovare , al suo risveglio, “addormentati “ altri dei suoi affetti più cari: il papà e la mamma. Quindi non poteva più permettersi di dormire.

    Spiegato tutto questo ai due genitori, l’epilogo fu veloce e immediato: li convocai nel mio studio tutti e tre, dapprima spiegai al bambino  cosa significava realmente addormentarsi e con chiarezza che dal sonno ci si risveglia. Poi invitai mamma e papà a spiegare con altrettanta chiarezza che il cane non c’era più perchè era vecchio e quando si è vecchi si muore. Il corpo finisce e non c’è più. Infine dissi loro di spiegare che anche il nonno era molto anziano e anche lui, essendo molto vecchio e ammalato, era morto, non addormentato.

    Il piccolo G. Sospirò e con gli occhi bassi disse : “Lo so”. La mamma lo prese tra le braccia e, commossa, se lo strinse, scusandosi con lui per aver spiegato cosi male le cose e per non avergli consentito di di vedere il nonno e il cane morti.

    • Ma voi non siete vecchi, vero? – disse il piccolo.
    • – No no – lo rassicurarono i genitori. Noi siamo ancora molto giovani e abbiamo ancora tanti anni da passare con te!

    Quella sera il piccolo G. Si lasciò andare a un sonno ristoratore lunghissimo , come da mesi non faceva. E finalmente si rilassò. Aveva compreso che la morte esiste e fa parte dell’esistenza. E che dormire è necessario, perchè ci si risveglia freschi e contenti.

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