Come riconoscere la gelosia patologica

Gelosia patologica?

Gelosia patologica?

Quando la gelosia è un normale sentimento in una coppia e quando diventa patologica?

I segnali di una gelosia patologica sono evidenti e devono mettere in guardia, soprattutto nei casi in cui  a essere eccessivamente geloso è l’uomo. Difficilmente infatti la donna arriva ad atti violenti vero il partner se non addirittura a ucciderlo, mentre accadepiù spesso il contrario.

La gelosia non è amore

Troppo di frequente si tende a scambiare la gelosia patologica – che diventa vero e proprio possesso dell’altro/a – per vero amore. Si sente dire spesso la frase “Mio marito è molto geloso, mi controlla e non mi lascia uscire e se esco mi dà un orario per il rientro. Poverino, si vede che mi ama cosi tanto che non sa stare senza di me!”.

In realtà in una coppia in cui uno dei due componenti è molto-troppo geloso si innesca spesso un rapporto di dipendenza patologica tra i due: il geloso e la sua vittima, che “vuole” credere sia una manifestazione di amore estremo l’essere boicottata nella sua libertà personale , controllata come una minorenne e, talvolta, perfino minacciata. Questa convinzione assurda fa perdere però alla vittima il contatto di realtà.

Ricordiamoci che in una coppia dove si sviluppa una gelosia malsana , eccessiva, invadente della vita e della privacy dell’altro/a, ciò accade perchè l’altro elemento della coppia sta in qualche modo al gioco perverso del geloso/a. Questo atteggiamento di accettazione e falsa comprensione dà subito il via libera al geloso patologico , gli dà il consenso a esercitare sull’altro un contollo che diventa sempre maggiore e sempre più ossessivo.

Il geloso cerca di far  sentire in colpa la partner

Il geloso incrementa nel tempo la propria invadenza , facendola passare per gelosia perchè “ti voglio bene e non voglio ti accada nulla di  male”, con una sottile abilità riesce a convincere la sua vittima di essere colpevole, fino ad accusarla di situazioni inesistenti, del tutto fantasiose pur di tenerla in pugno. Colpevole anche se le  violenze e le aggressioni provengono dal geloso, perchè, si sente vaneggiare “è solo per colpa tua che mi hai fatto arrabbiare” e ancora “se  tu ti fossi comportata meglio io non ti avrei dato quegli schiaffi, che in fondo ti sei meritata”.

La persona vittima del suo persecutore geloso è del resto caratterialmente  predisposta alla dipendenza e all’autocolpevolizzazione, quasi sempre  reduce da un’infanzia e un’adolescenza all’insegna di un’educazione che ha instillato sudditanza nei confronti di una padre autoritario di cui avere paura, tanto da non essere mai realmente diventata una persona autonoma.

Autonomia non raggiunta

Spesso le vittime di un persecutore geloso patologico non hanno avuto modo di avere esperienze sufficienti di vita di relazione per poter valutare da sole e con la propria testa il comportamento dell’altro, affidandosi invece, una volta fiadanzati o sposati, completamente e passivamente all’altro, come fa un bambino piccolo con un genitore accudente.

D’altro canto il geloso patologico inconsciamente “cerca” la propria parrner scegliendola tra le donne che avverte con le caratteristiche tipiche della dipendenza: scarsamente autonome, talvolta non guidano o hanno smesso perchè impaurite o non incoraggiate dai familiari, se lavorano occupano posti di routine o di scarso valore sociale, sono comuqnue facilmente disposte ad abbandonare il posto di lavoro se il partner glielo dovesse chiedere. Hanno la temdenza sacrificale alla sopportazione quasi sempre appresa nella famiglia d’origine, oltre alla tendenza a rinunciare ad esprimere le proprie opinioni se queste possono generare discussioni o frizioni.  L’amor di quiete nasconde molteplici problemi dietro le quinte di alcune famiglie!

Spesso le donne, e soprattutto le donne, dipendenti e future vittime di partner gelosi e perfino violenti, si fidanzano ancora adolescenti e rinunciano quindi a quelle esperienze di relazione che le aiuterebbero al confronto e , quanto meno, a rendersi conto dei propri diritti nel mondo. La famiglia d’origine  non le ha mai aiutate realmente in questo, anche se a parole affermano di essete aperti e “moderni”.

Come riconoscere un geloso/a patologico

Le dinamiche del geloso patologico non sono poi cosi difficili da riconoscere nè cosi nascoste. Sarebbe sufficiente ascoltare il proprio istinto per accorgersi che qualcosa non gira nel verso giusto fin dall’inizio della frequentazione o del fidanzamento: arrabbiature per piccole banalità, alzare i toni e chiudere la discussione con scarsa propensione al confronto calmo e pacato, scenate per motivi inesistenti,  la tendenza a voler fare il vuoto sociale intorno alla vittima, parlar male delle sue amicizie di sempre, fino a chiederle di non frequentare alcune persone del suo ambiente senza validi motivi, solo perchè non adatte o antipatiche o comunque fare di tutto per metterle in cattiva luce. Uscire sempre insieme in coppia o solo con alcuni amici preventivamente selezionati dal geloso, fare in modo che gli interessi, gli hobbies e le attività personali del/della partner –vittima  si riducano via via che la relazione di coppia si approfondisce, affinchè la vittima perda tutti i propri contatti. Infine l’esercitare il controllo costante sulla vittima indagando nelle sue uscite, restringendo gli orari di libera uscita, frugando nelle sue cose personali, cassetti, borse e cellulare, per arrivare a togliere la chiave di casa e chiudere la porta per non permetterle di uscire.

Ma a questo punto la vittima è già  diventata preda e fa molta fatica a distinguere cosa sia giusto e cosa sia prevaricazione della sua persona e dei suoi diritti. La paura è subentrata e se non interviene qualcuno dall’esterno ad aiutarla a riprendere il senso di realtà perduto, è difficile che  possa uscirne da sola. Purtroppo la sola qualità che avrebbe potuto salvarla è l’autonomia personale. Ma questa è stata insufficiente fin dall’adolescemza . Il partner  non ha fatto che completare un lavoro iniziato, più o meno consapevolmente, nella famiglia di origine.

Commenti e storie personali sono i benvenuti.  Si risponde  a tutti.

Paola Federici

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